mercoledì 2 ottobre 2013

Festa dei nonni, storia delle mie nonne

Immagine Wikimedia Commons
Non ho mai conosciuto i miei nonni. In compenso ho avuto due nonne eccezionali e oggi, nel giorno della festa dei nonni, voglio ricordarle raccontando la loro storia, il loro modo di essere uniche e meravigliose.

Mia nonna Maria, la mia nonna materna, era nata nel 1909. Aveva vissuto due guerre mondiali e una vita molto intensa. Aveva avuto il primo figlio a 18 anni e l’ultima figlia, mia madre, a 41. Era una donna antica e moderna allo stesso tempo. Capiva a fondo la vita e la rispettava molto. Ne avevo già parlato nel post Biblioteca per giovani lettori a proposito del suo amore per i libri. Non era molto scolarizzata, aveva concluso appena la seconda elementare e lasciato a metà la terza perché bisognava andare a lavorare, perché non c’erano soldi, perché l’Italia era molto povera. Nonostante ciò aveva un’immensa passione per la lettura. Se ho letto decine e decine di romanzi, se la mia libreria ha straripato nella credenza e non so più dove mettere i bicchieri, lo devo soprattutto a lei. Ha saputo consigliarmi le letture giuste al momento giusto, mi ha regalato Pinocchio e mi ha letto le novelle di Verga accanto al fuoco, mi ha messo in mano gli strumenti per imparare ad amare i libri.
Mi ha insegnato che nella vita ci vogliono passione e sensibilità, tutto il resto (o quasi) è accessorio. Mi ha insegnato la sobrietà e il rispetto, ma, più di tutto, mi ha insegnato ad amare. Mia nonna Maria era soprattutto una donna capace di amare, amava profondamente me e tutti i suoi nipoti, mia madre e gli altri figli sparsi per il mondo, il suo uomo anche se non c'era più, suo fratello che era emigrato in America e l’altro suo fratello che non si era mai spostato, sua sorella tanto diversa da lei, il suo Dio... Il giorno del funerale c’era tanta, tantissima gente a salutarla. Aveva seminato e raccolto amore per una vita intera.

Mia nonna Margherita, di cui porto molto volentieri il nome, era nata nel 1922; un’altra generazione, un altro modello di donna. Era proprio bella e andava molto fiera di questa sua avvenenza. A 70 anni non aveva un filo di cellulite e non usciva mai di casa senza i capelli perfettamente in ordine e un velo di rossetto. Credo che avrebbe continuato così fino a 100 anni, se un infarto non l’avesse stroncata troppo presto in una fredda notte di dicembre. Era vanitosa, di quella vanità piacevole che profuma di donna. Indossava sempre un po’ di tacco e qualche gioiello. Viveva in una casa arredata con mobili moderni e, ai fornelli, le piaceva sperimentare. Le veniva benissimo il tronchetto al cioccolato, con tanta panna e la mompariglia colorata, forse perché era vivace quanto lei.  Quando andavo a trovarla, spesso mi portava a fare shopping, invogliandomi a comprare abiti che mettessero in risalto la mia figura. Se a un certo punto ho smesso di vergognarmi del mio corpo e di ricoprirlo con un sacco, lo devo anche a lei. Era una donna seducente, ma non si sforzava di esserlo, le veniva proprio naturale. Qualcuno, forse, l’avrebbe definita frivola, ma a me appariva semplicemente vivace, moderna e molto, molto rock. Aveva avuto cinque figli ed era rimasta vedova subito dopo la nascita dell’ultimo. Aveva fatto fagotto e si era trasferita, da sola con i bambini, dal paesino alla città. Era stata molto coraggiosa e forse anche un po' incosciente. Aveva avuto una vita avventurosissima, io questo lo so, anche se lei non me l’ha mai raccontata tutta.


Le mie due nonne. Due donne profondamente diverse che, ciascuna a modo suo, sono state preziosissime. Due nonne a cui penso spesso, perché mi mancano; perché io, in un certo senso, mi sento la sintesi dei loro due modi, quasi antitetici, di essere donna; perché mi piacerebbe averle ancora un po’ con me.


Se ne hai voglia, leggi anche

1 commento:

  1. Quello che conservi delle tue nonne è proprio un gran bel ricordo. Esprime appieno il legame che vi unisce, anche a distanza di tanto tempo.

    RispondiElimina